Famiglie

Montefeltro

di Ornella Mariani
Stemma della Famiglia Montefeltro.
Stemma della Famiglia Montefeltro.

La Dinastia dei Montefeltro, originata dai Conti di Carpegna quando nel 1140 il territorio fu diviso fra Eredi, governò il Ducato di Urbino comprensivo della fascia settentrionale delle Marche e dell’Umbria alta.

Il capostipite, Antonio Montecopiolo, mantenne il proprio cognome fino al 1150 quando, intervenuto a sostegno dell’Imperatore Federico I di Hohenstaufen contro la cui incoronazione era esplosa una rivolta, ne ottenne la Signoria di San Leo, all’epoca detta Mons Feretrio, fissandovi la residenza nel castello comitale e divenendo a tutti gli effetti Antonio da Montefeltro. Tuttavia, il primo personaggio di cui si raccontano le gesta fu tal Montefeltrano, vissuto fra il 1135 e il 1202 ed i cui figli Bonconte e Taddeo furono valorosi uomini d'armi.

La Famiglia mantenne sempre una condotta ghibellina fino a tutta la metà del XIII secolo ma, fra il 1247 e il 1248, per effetto della crisi i rapporti tra Chiesa e Impero ila situazione mutò: Innocenzo IV dichiarò nulla l’investitura di Taddeo di Montefeltro sull’area e scomunicò tutti i partigiani di Federico II, dando vita ad un conflitto armato vinto dai Guelfi. La disfatta parmense del Sovrano, poi, il 18 febbraio del 1248 sgretolò l’unità familiare e, se vari membri restarono fedeli all’ideale laico, il ramo di Taddeo si votò al Guelfismo.

Negli anni, ed in particolare nel Rinascimento, emersero personaggi di grande rilievo: fra tutti, spicca ancora la figura di Federico III, Conte di Montefeltro e di Castel Durante; Duca di Urbino; Condottiero; Capitano di Ventura e Signore rinascimentale.

Nel 1437, sposò in prime nozze Gentile, figlia di Bartolomeo Brancaleoni Signore di Mercatello e, in seconde nozze nel 1460, Battista, figlia di Alessandro Sforza Signore di Pesaro tenendo sempre una splendida Corte.

In virtù degli enormi proventi derivati dalle condotte, fece costruire i palazzi ducali di Urbino e Gubbio; consolidò le linee locali di difesa; ristrutturò rocche e castelli; allestì una celeberrima biblioteca; rese il Ducato un attivo centro di riferimento artistico e culturale; praticò un sensibile mecenatismo.

Legittimato Montefeltro con Bolla di Martino V, Federico era nato nel castello di Petroia di Gubbio, il 7 giugno del 1422 da Aura di Montefeltro e, forse, dal Duca Bernardino Ubaldini della Carda. Introdotto a Corte solo nel 1424, dopo la morte della Contessa Rengarda Malatesta, prima moglie di Guidantonio, ne fu espulso nel 1427 quando nacque  Oddantonio, figlio del Conte di Urbino e della seconda moglie Caterina Colonna.

Federico trascorse l'infanzia prima nel Monastero benedettino di Gaifa; poi sotto la guida di Precettori camaldolesi; infine presso il palazzo di Giovanna Alidosi, vedova del Conte Bartolomeo Brancaleoni.

Dopo aver frequentato a Mantova la Ca’ Zoiosa di Vittorino da Feltre, maturò una profonda religiosità esito del cruciale incontro e dalla intensa frequentazione di Bernardino da Siena.

Armato Cavaliere dall'Imperatore Sigismondo del Lussemburgo, si rivelò energico, deciso, spietato, implacabile con i Nemici; magnanimo con i Vinti e generoso con gli Amici.

Durante una giostra perse un occhio e, per rimediare il danno e mantenere la portata del campo visivo, si fece limare il naso badando a farsi ritrarre sempre e solo di profilo.

Alternò spedizioni militari a una eccezionale condotta di Statista,

Nel 1438, assunto il comando della compagnia militare Feltria, istituita da Bernardino Ubaldini della Carda e Guidantonio da Montefeltro, militò nell'esercito visconteo di Niccolò Piccinino; nel 1442 si pose a servizio del Sovrano partenopeo contro Francesco Sforza; due anni più tardi passò al soldo proprio di costui e della Repubblica di Firenze.

Il 22 luglio del 1444 ad Urbino fu assassinato il fratellastro Oddoantonio: Federico sottoscrisse un patto comunale che prevedeva l'immunità per i Congiurati e fu acclamato Signore, pur nel dubbio della sua non estraneità al grave fatto di sangue.

Alleato di Francesco Sforza, nel 1445 acquistò da Galeazzo Malatesta la Signoria di Fossombrone senza consenso papale, ricevendosi una scomunica dalla quale lo affrancò due anni dopo Niccolò V.

Nel 1447, ottenuta la prestigiosa concessione del Vicariato apostolico in temporalibus, liquidò gli ultimi residui di opposizioni dopo avere sventato la congiura dell’anno precedente, nella quale erano coinvolti importanti segmenti della famiglia comitale e della corte di Oddantonio: Antonio da Montefeltro, Francesco di Vico e Giovanni di San Marino furono decapitati; nello stesso 1447 represse nel sangue la rivolta di Fossombrone cui aveva fornito complicità il riminese Sigimondo Pandolfo Malatesta.

In definitiva, a fasi alterne la scena politica fu occupata dal contrasto secolare fra le due Casate che avrebbero regolato i conti nel 1462, con la battaglia del Cesano.

Se il rivale perse tutti i dominii, tranne Rimini, nella qualità di Capitano del Papa Federico guadagnò ampi possedimenti e consolidò il proprio potere.

Nel 1450, fiancheggiò ancora il Re di Napoli; fra il 1457 e il 1458, vedovo di Gentile dalla quale non ebbe prole, fu nominato Capitano generale dell'Esercito della Chiesa; dal 1460, anno in cui vedovo da tre anni sposò in seconde nozze Battista Sforza, fu Capitano generale per la coalizione Milano/ Napoli e Papato; dal 1466 fu Capitano generale per l'alleanza tra Milano/ Napoli e Firenze; nel 1467 partecipò alla battaglia della Riccardina; dal 1474 fu Capitano generale per Napoli e Gonfaloniere per la Chiesa: Sisto IV lo investì del titolo di Duca di Urbino e lo introdusse nell’Ordine equestre di san Pietro, mentre Ferdinando I di Napoli lo aggregava all'Ordine dell’Ermellino ed Edoardo d’Inghilterra lo introduceva nell’Ordine della Giarrettiera; nel 1478 forse fu, col Papa, uno dei Registi della Congiura dei Pazzi avvenuta nel duomo di Firenze per eliminare Lorenzo e Giuliano de’ Medici; nel 1482 fu Capitano generale della Lega tra Ferrara, Firenze, Napoli e Milano nel conflitto contro la Chiesa e Venezia.

Federico si spense il 10 settembre del 1482 nel corso della Guerra di Ferrara, mentre comandava le truppe del Duca locale contro quelle dell’asse Chiesa/Venezia.

Era stato Conte di Montefeltro, Conte di Urbino e Conte di Castel Durante per nascita; Conte di Mercatello per in vestitura papale dei territori dotali della moglie; Signore di Gubbio, Cagli, Cantiano, Frontone e Sassocorvaro; Duca di Urbino.

Dall’amatissima seconda moglie aveva avuto sette figli: Aura, della quale non si hanno notizie; Girolama, morta precocemente; Giovanna, andata sposa al Duca di Sora Giovanni della Rovere; Elisabetta, maritata a Roberto Malatesta; Costanza, impalmata dal Principe di Salerno Antonello Sanseverino; Agnese, coniugata al Duca dei Marsi Fabrizio Colonna.

Il solo figlio maschio ed erede Guidobaldo contrasse nozze con Elisabetta Gonzaga.

In gioventù aveva, inoltre, avuto altri figli naturali che legittimò: Buonconte, morto di peste in adolescenza; Antonio, suo Luogotenente ed erede d’armi; Elisabetta e Gentile, rispettivamente sposate al Conte di Caiazzo Roberto Sanseverino e al Conte di Chiaruggiolo Carlo Malatesta.

Definito La Luce dell’Italia, il coltissimo Federico da Montefeltro si consegnò alla Storia non solo per il talento di Condottiero e di Statista, ma soprattutto per il sensibile mecenatismo che lo rese amico personale di Piero della Francesca e che gli fece ospitare a Corte il Letterato Leon Battista Alberti e gli Architetti Maso di Bartolomeo, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, assieme ad Artisti come Paolo Uccello, Giusto di Gand, Pedro Berruguete e il Matematico Luca Pacioli.

La sua celebre Biblioteca, consistente di oltre millesettecentosessanta codici manoscritti, fu curata dal fiorentino Vespasiano da Bisticci e, morto Guidobaldo, fu acquistata per diecimila scudi da Alessandro VII, costituendo il nucleo più importante della raccolta apostolica vaticana.

Dopo una fase di reggenza esercitata dal Conte Ottaviano Ubaldini della Carda, ascese al soglio ducale Guidobaldo I da Montefeltro che, di vacillante salute, non eguagliò mai la grandezza militare del padre ma ne emulò l’amore per le Lettere e per le Arti che protesse coltivando l’amicizia di Raffaello, del Bramantino e di Luca Signorelli, come fu testimoniato dal Cortegiano di Baldassarre Castiglione.

Al termine di un governo logorato dalle lotte contro lo Stato della Chiesa, egli morì senza prole: aveva, tuttavia, adottato Francesco Maria I della Rovere che, primogenito di sua sorella Giovanna, divenne quarto Duca di Urbino.

Bibliografia