Le Grandi Battaglie

La Battaglia di Peipus.

di Ornella Mariani
La battaglia del lago Peipus.
La battaglia del lago Peipus.

La Battagliadi Peipus

5 aprile 1242.

Sul Lago dei Ciudi, l’esercito del Principato di Novgorod comandato da Aleksandr Nevskij si scontrò con Cavalieri Teutonici, Cavalieri Portaspada e Mercenari danesi ed estoni guidati da Gerhard von Malberg.

Detta Battaglia del Lago Ghiacciato, la Schlacht auf dem Eise impegnò l’area di confine fra Russia ed Estonia e si risolse in una immane tragedia in danno degli Ordini cavallereschi impegnati nelle Crociate del Nord, dirette contro le genti pagane e contro i Cristiani ortodossi d'Oriente. Con essa cessò di fatto la campagna di occupazione della Repubblica di Novgorod, a margine della conquista tedesca del territorio estone: si trattò di una sconfitta epocale per quella Confraternita che, fino alla perdita di Acri nel 1291, dominò lo scenario bellico della Terrasanta e che, solo nel secondo decennio del XIII secolo, operò in Europa Orientale: prima in Transilvania, a sostegno del Re Andrea II d’Ungheria e contro i nomadi Cumani e poi nella fascia baltica, a Nord/Est dei territori polacchi.

Antefatto

Appannatosi il prestigio di Kiev, che aveva primeggiato per secoli,la Russiafu insanguinata da una serie di guerre interne e piegata dalla invasione mongola della prima metà del ‘200: l’instabilità politica e la pressione costante esercitata dalle Popolazioni di confine accentuarono lo spirito di autonomia di molti Stati il più importante dei quali, alloggiato a Nord/Ovest, fu il Principato di Novgorod.

La sua considerevole prosperità era minacciata da due contigue Potenze: Svezia ed Ordine dei Cavalieri Teutonici. Proprio costoro, nell’autunno del 1240, certi che le incursioni svedesi e mongole avessero minato la potenza del territorio, lo attaccarono occupando Pskov, Izborsk e Koporye.

A fronte del pericolo e dell’orrendo rogo cui la furia degli Invasori aveva sottoposto anche dei bambini, il ventenne Alexander Yaroslavich Nevsky fu richiamato dal confino impostogli a Pereslav l’anno precedente e, durante la campagna del 1241, riprese il controllo delle città perdute prendendo in ostaggio Cavalieri e giustiziando in massa i loro alleati Voti ed Estoni.

In Terrasanta, ove avevano combattuto per vent’anni, i Teutonici avevano sperimentato le capacità ed i compiti di un membro dell’Ordine nella sintesi Croce e spada. Tornati in Prussia, ne avevano fatto una missione.

Deus lo vult.

La pretesa di convertire i Pagani dell’Est e gli Scismatici ortodossi, quanto il conseguito ruolo egèmone e il progetto di espandersi in Europa orientale, provocarono una marcia forte d’ogni genere di violenza: scontri e assedi si susseguirono fra le sterminate e gelide foreste e le paludi della Russia, fino al definitivo regolamento di conti fra l’Armata cristiana e quella locale, capeggiata dall’intrepido Nevskij.

Alexander Jaroslàvich Vsèvolodovic era nato secondogenito a Pereslavl’-Zalesskij il 30 maggio del 1220, dal granDuca di Jaroslav II Vsèvolodovich e dalla Principessa Feodosia di Halic. Mancato precocemente il fratello maggiore Feodor, egli era divenuto Principe di Nòvgorod e di Vladimir-Suzdal ed aveva sposatola Principessa AleksandraBrjacislàvna di Potolsk.

Emblema di coraggio e talento militare, egli aveva respinto gli Svedesi,  sbarcati lungo la Nevae decisi ad invadere l’indipendende Grande Novgorod. La strenua difesa della sua gente e della sua città, gli era valsa l’appellativo di Nevskij, ovvero della Neva e quella vittoria, stroncato sul nascere il tentativo di occupazione, assunse una tale rilevanza politica da sollevare l’invidia dei  Boiardi¹ dai quali fu esiliato nella sua zona d’origine ove, sprezzante dell’ invito a servire il Grande Kan mongolo, si dedicò alla sola pesca.

Fu poi la vittoria del lago Peipus a salvarela Russiadal dominio occidentale ed a fare di Alexander, nel 1246, il granDuca di Kiev e, nel 1251, il granDuca di Vladimir. In quella veste egli unificò i granDucati della Russia settentrionale, divenendo l’eroe più amato della Storia e il paladino della Chiesa Ortodossa.Le incessanti attività ed i lunghi viaggi, tuttavia, compromisero la sua salute e, reduce da un viaggio nella capitale dell’Orda d’Oro, sentendosi prossimo alla morte, indossò il saio nel monastero di Gorodec assumendo il nome di Alessio.

In quel cenobio si spense quarantatreenne, il 14 novembre del 1263.

Nel 1547 fu canonizzato dalla Chiesa Ortodossa Russa che lo onora il 23 novembre ed il 30 agosto, data in cui le sue spoglie furono traslate a San Pietroburgo.

Protettore e patrono dell’esercito russo, fu commemorato nel 1772 da Pietro I il Grande attraverso l’istituzione dell’Ordine Imperiale omonimo.La Zarina CaterinaI completò l’iniziativa dello Zar col decreto di approvazione della Istituzione il 21 maggio di tre anni dopo.

L’Ordine fu poi abolito nel 1917 dai Bolscevichi e restaurato solo il 29 luglio del 1942, ma privato dei termini Imperiale e Santo.

La battaglia

Certi dell’esito favorevole della spedizione, soverchiata una squadra di Militari in servizio di perlustrazione a venti km dalla fortezza di Dorpat, a Sud di Novgorod, i Cavalieri Teutonici con truppe ausiliarie promiscue di Estoni Ugauni attesero Alexander Nevskji presso il corridoio di collegamento della parte settentrionale e meridionale del Lago dei Ciudi.

Era il 5 aprile del 1242.

Costui, ben consapevole di non poter competere in campo aperto per evidente inferiorità numerica, decise di ribaltare questa debolezza in vantaggio confidando sulla tradizionale posizione di attacco dei Cavalieri Teutonici: penetrazione a cuneo nel centro dello schieramento nemico, così dividendolo e vanificando ogni possibilità di scontro frontale.

Mirando a combattere in un luogo che gli fosse dimestico, alla testa dei suoi cinquemila uomini e di un modesto contingente di Cavalleria leggera mongola, col fratello Andrew si batté vigorosamente contro il granitico blocco di Tedeschi e Mercenari danesi, svedesi ed estoni.

Affidato un modesto manipolo al Comandante Buslaj, incaricato della difesa delle salmerie e del compito di tenere impegnata la prima linea avversaria, si pose col Comandante Gavilo alla testa della Cavalleria ma affidò alla Fanteria l’onere di fronteggiare il primo affondo nemico, mentre teeva gli Arcieri in  agguato sul lato destro del campo di battaglia.

Ben consapevole della propria inferiorità numerica, decise di ribaltare questa debolezza in forza con una rapida manovra di conversione aggredendo la retrovia teutonica su entrambe le ali.

Impegnata l’ala destra e sinistra della Cavalleria, posizionata in retrovia, solo dopo ore di sanguinosi corpo a corpo Alexander ordinò a sorpresa una precipitosa e scomposta ritirata: trasformandosi in una trappola mortale e sortendo il suo più drammatico effetto, la manovra attrasse al centro del lago in un improbabile inseguimento i Crociati che, estenuati dal perdurare della lotta e ingombrati dalla viscida superficie del terreno di scontro, furono in parte colpiti a morte dalla pioggia di frecce mongole; in altra parte messi in fuga, nel tentativo di sottrarsi all’accerchiamento della Cavalleria pesante russa; in altra, infine, risucchiati dalle acque nelle crepe prodotte sul ghiaccio dal peso delle loro stesse pesanti armature.

Assottigliata dal disgelo primaverile, infatti, la coltre non resse il peso e, cedendo, li inghiottì a centinaia.

Grida inumane echeggiarono lungo le coste: davvero l’aveva voluta Dio, quella mattanza?!

Forse fu allora che il Gran Maestro, fuggendo a Dorpat, ebbe percezione della punizione divina: era il dies irae provocato dalle inaudite e selvagge violenze dei suoi Confratelli, lungo il percorso dalla Prussia alla Russia.

Note

¹Boiardi

Di estrazione turca, il termine Boiardi indicò, tra il X e XVII secolo, membri dell'alta Aristocrazia feudale russa, romena, ucraina e bulgara cui erano riconosciuti prestigio e potere pari al solo Regnante. Essi erano divisi in Veliki o Grandi e Mali o Piccoli e nell’XI secolo detenevano forte influenza in virtù del consistente supporto militare concesso ai principi della Rus’ di Kiev. Ricoprivano i più alti incarichi di Stato e, attraversola Duma, ove il Sovrano era Primus inter Pares, influenzavano le decisioni politiche nazionali mantenendo anche il ruolo di Legislatori. Dopo l'invasione mongola del XIII secolo, i Boiardi delle regioni centrali e meridionali della Rus' furono assorbiti nella Nobiltà polacca e lituana e nei secoli XIV e XV parteciparono alla formazione dell'organizzazione militare dei Cosacchi. Alcuni di essi, però, emigrarono a Mosca divenendovi Funzionari di alto livello. La loro forza svanì quando, tenuta la reggenza negli anni tra il 1533 e 1547, Ivan IV gli revocò i privilegi. Fallito il tentativo di riprendere potere dopo la morte dello Zar, furono relegati da Michele Romanov a ruoli subordinati, fino ad essere parificati ad anonimi Funzionari statali per effetto delle riforme introdotte da Pietro I nel 1711.

Bibliografia