Le Grandi Battaglie

La Guerra degli Ottant'Anni

di Ornella Mariani
La Battaglia di Neoporto del 2 luglio del 1600
La Battaglia di Neoporto del 2 luglio del 1600

La ribellione delle Province Unite al dominio spagnolo, nota come Guerra degli Ottant'Anni, impegnò gli anni dal 1568 al 1648; fu una delle cause del declino spagnolo e produsse la nascita della Repubblica delle Sette Province Unite, ovvero un nuovo Stato che assurse a livello di Potenza europea in àmbito economico, scientifico e culturale: Olanda, Zelanda, Utrecht, Gheldria, Overijssel, Frisia e Groninga.
Cominciò come scontro confessionile.

Nel 1477, morto Carlo il Temerario, già dominio del Ducato di Borgogna i Paesi Bassi entrarono nella sfera d’influenza asburgica poiché a Gand era nato e cresciuto Carlo V, che avrebbe poi riunificato l’area alla Spagna, agli Stati imperiali dell’Europa centrale ed alle colonie d'oltreoceano. Grazie ai fiorenti commerci, le Fiandre divennero pilastro dell’economia; tuttavia, le tensioni protestantiche, le mire francesi ed ottomane e la frammentazione dell’Impero ne resero difficile la difesa derivandone, per i costi dei continui conflitti, un oneroso regime fiscale diretto a finanziare scontri non di rado anche con importanti partner commerciali.
Non era tutto: i Paesi Bassi erano sottoposti ad una sgradita centralizzazione amministrativa curata, in sprezzo del tradizionale spirito autonomistico locale, dalla piccola Nobiltà e dal Ceto mercantile. Tale politica, rigidamente espressa dagli Asburgo, generò malessere nelle classi più prospere ed Utrecht ne fu testimone nel 1528, quando il consiglio delle Gilde a governo della città fu sostituito da uno Statolder di fiducia dell’Imperatore che, espropriandole al Primate locale, gli concesse tutte le incombenze secolari. All’iniziativa seguì la costruzione della fortezza di Vredenburg, voluta per proteggere il territorio dalle incursioni del Duca di Gheldria.

In esito a tali vicende, al tempo del governo di Maria d’Asburgo, anche l’Aristocrazia ed i Ceti alti furono sostituiti da Giureconsulti di nomina imperiale: l’insofferenza prese a montare, mentre le dottrine riformiste incontravano favore popolare in Europa settentrionale.
Nel Nord dei Paesi Bassi, trionfò il Calvinismo. Dopo iniziali tentativi di repressione, le Autorità locali adottarono la linea della tolleranza per non turbare i fiorenti mercati regionali. Tuttavia come già Carlo V, anche Filippo II avocò sé il diritto di soffocare quella eresia alimentando il conflitto, con dure iniziative in materia.

Nel 1556 l’Imperatore aveva abdicato e diviso i beni tra il fratello Ferdinando, cui aveva dato la tiara imperiale, e il figlio Filippo di Spagna. I Paesi Bassi erano ricaduti sotto il controllo di costui ma, mentre il padre aveva tentato di conciliare le esigenze della Popolazione e della Nobiltà con un regime di tassazione e centralizzazione, l’erede accentuò il regime fiscale in dispregio delle pur solide tradizioni di autogoverno di quei territori e, per garantirsi un ceto politico fedele, insediò membri dell’Alta Nobiltà negli Stati Generali locali, a partire dalla sorellastra Margherita d’Austria in funzione di Reggente e dal confidente Antoine Perrenot de Granvelle. L’attività di costui si rivelò errata fin dal 1558, poichè sempre più frequenti esplosero le rivolte contro l’onerosa oppressione tributaria; contro la presenza delle truppe spagnole sul territorio e contro la repressione religiosa. Alla fine, gli influenti Conti di Egmont, di Horne e Guglielmo d’Orange dichiararono di restar fuori dagli Stati Generali finchè l’inviso Spagnolo non fosse stato sollevato dall’incarico.

Nel 1564 Granvelle fu richiamato in Spagna; ma una nuova ribellione sopravvenne alla fine dell’anno: quando Filippo comunicò l’inasprimento delle misure repressive contro i Protestanti, vi fu un’ampia levata di scudi degenerata in sanguinosi tumulti a Bergen e Meghem. Due anni più tardi, quattrocento fra Aristocratici e rappresentanti del Ceto mercantile inoltrarono alla Reggente il Compromesso di Breda: una sorta di petizione esigente libertà di culto. Il Consigliere di Palazzo Charles de Berlaymont definì gueux, ovvero pezzenti, i firmatari dell’atto e con quell’appellativo essi passarono alla Storia. La tensione montò poi anche per la carestia e per lo scoppio della Guerra Nordica dei Sette Anni che mise in ginocchio il mercato scandinavo.

La situazione precipitò all'inizio di agosto del 1566, quando varie insurrezioni contagiarono molti Centri assumendo connotazione iconoclastica: varie chiese cattoliche e le icone in esse custodite, considerate dai Calvinisti Beeldenstorm, ovvero idoli, furono distrutte. La vicenda sollevò reazioni contrastanti: se Enrico di Brederode la condivise, Guglielmo d'Orange si oppose. Consapevole di non avere il controllo della situazione, Filippo II inviò il Duca d’Alba Fernando Álvarez de Toledo alla testa di diecimila soldati.

Per reprimere la ribellione, costui insediò un Raad van Beroerten, ovvero un Consiglio dei Torbidi: una sorta di Tribunale di guerra che condannasse chiunque avesse contrastato le prescrizioni del Re. Molti Aristocratici furono oggetto di giudizio: il caso più eclatante fu quello dei Conti di Horne e di Egmont che, durante un tentativo di fuga, ancorchè notoriamente moderati e fedeli al Governo spagnolo, furono arrestati; accusati di alto tradimento e giustiziati nella Grande Place di Bruxelles. A fronte del sanguinario atto, la Reggente Margherita rinunciò al suo incarico nel 1567.

L’esecuzione suscitò una incontrollabile ondata di proteste nei Paesi Bassi, ma il d’Alba continuò nella sua azione punitiva facendo eseguire oltre mille condanne; consentendo che il suo Tribunale fosse definito Tribunale di sangue e guadagnando egli stesso il titolo di Duca di Ferro.
Di fatto, egli aggravò la situazione in modo irreversibile e, nel 1568, Guglielmo d’Orange assunse la guida della rivolta. Egli era già Statolder delle Province di Olanda, Zelanda e Utrecht oltre che Margravio di Anversa e, quale firmatario del Compromesso di Breda, all'arrivo dello Spagnolo si era rifugiato presso il suocero Augusto I di Sassonia, subendo l’esproprio di tutti i beni.

E’ fuor di dubbio che se Filippo avesse richiamato il suo Agente, le circostanze avrebbero assunto un’altra piega: la sua complicità a quel bagno di sangue consentì all’Orange di ribadire il principio in base al quale se un Sovrano non avesse rispettato i diritti dei propri sudditi, essi avrebbero potuto recedere dal giuramento di obbedienza.
Si trattava di una sostanziale dichiarazione di guerra, confortata anche dagli Ugonotti.

Il 23 aprile del 1568 gli insorti furono sconfitti nella Battaglia di Rheindalen ma recuperarono nella Battaglia di Heiligerlee del 23 maggio successivo: data considerata a tutti gli effetti apertura ufficiale delle ostilità. Malgrado coronata da successo, tuttavia, la campagna finì in un fallimento poiché, privo di denaro, Guglielmo perse le truppe non pagate mentre quelle degli alleati venivano sbaragliate dal Duca d'Alba.

La tensione sembrò attenuarsi ma si ravvivò verso il 1570, quando la Spagna era impegnata su più fronti bellici: nell’Atlantico la Guerra di Corsa e nel Mediterraneo il conflitto con la Flotta ottomana che assorbiva truppe e denaro necessari nei Paesi Bassi. Nel marzo del 1569, proprio per finanziare l’esercito, il Duca d'Alba aveva proposto l'introduzione di una tassa del 10% su tutte le compravendite, eccetto quelle di beni fondiari. La decisione era stata opposta dagli Stati Generali, ma si era trovato un compromesso che, nel 1571, fu vanificato dalla imposizione del tributo.
Insorsero, allora, sia Protestanti che Cattolici; ma la situazione precipitò il 1° marzo del 1572, quando Elisabetta I d’Inghilterra vietò ai Pezzenti d'acqua, l’utilizzo dei porti inglesi come piattaforme operative. Lumlev, Leader del movimento, adottò allora come base permanente la costa dei Paesi Bassi occupando Brielle e Flessinga ed assicurandosi postazioni strategiche: era un forte segnale di belligeranza.

Molte città olandesi e zelandesi solidarizzarono con i ribelli, tranne le cattoliche Amsterdam e Middelburg: capo della rivolta fu ancora Guglielmo d'Orange che, trasferitosi a Delft, prese a coordinare gli sforzi olandesi dopo aver deciso di dividere equamente il potere con gli Stati Generali in caso di vittoria. La ripresa dell’insurrezione coincise con i primi sintomi di divisione del fronte: da un lato una minoranza di Calvinisti insisteva per continuare la lotta a Filippo II e diffondere il Riformismo nei Paesi Bassi; dall'altro lato, una minoranza di Cattolici intendeva mantenere una posizione di cauta lealtà all'amministrazione spagnola di Bruxelles. Tra le due fazioni opposte si collocava la maggioranza non schierata ed esigente la restaurazione dei privilegi locali e l'espulsione degli Occupanti. Guglielmo, che aveva l'arduo compito di tenere la coalizione, fu costretto a cedere alla pressione dei Primi.

Nel 1573, incapace di amministrare la ribellione, il Duca d’Alba fu sostituito da Luis de Requesnes che, proposto un piano di conciliazione, si spense prima di attuarlo. Gli subentrò don Giovanni d’Austria. Nel frattempo la Spagna era sempre più attanagliata dalla crisi finanziaria: nel 1575 dichiarò la bancarotta, enfatizzata da un generale ammutinamento dell’esercito non pagato che, ai primi di novembre del 1576, saccheggiò Anversa provocando oltre ottomila morti. La Furia spagnola consolidò la reazione delle Province dei Paesi Bassi che, l’8 di quel mese, alla firma dell'Unione di Gand, convennero il principio della tolleranza religiosa e la prosecuzione della guerra alla Spagna.

Nel 1578, a sostegno di don Giovanni, morto poco dopo, fu inviato Alessandro Farnese che si rivelò pericoloso avversario per l'Orange, in senso militare ed in senso diplomatico: egli riuscì a sfruttare a proprio vantaggio le fratture interne e la difficile coesistenza fra Calvinisti, Cattolici, Fiamminghi e Valloni. Così, con estrema abilità, riportò le Province del Sud in orbita spagnola e, il 6 gennaio del 1579, parte di esse sottoscrisse l’Unione di Arras confermando la lealtà a Filippo II. Contro tale trattato, il 23 successivo Guglielmo unì le Province del Nord nell'Unione di Utrecht, cui aderirono anche alcune città del Sud come Bruges, Gand, Anversa e Bruxelles.

In definitiva, delle diciassette Province dei Paesi Bassi, il Mezzogiorno si schierò con la Spagna ed il Nord si pose in piena rivolta, offrendo ad Elisabetta d’Inghilterra. Malgrado incline ai Riformisti ed ostile a Filippo II, ella indugiò non ritenendo proficuo inserirsi nelle questioni interne di uno Stato straniero, anche a causa del Trattato di Hampton Court che aveva registrato il tradimento degli Ugonotti e l'umiliazione inglese. Così, pur seguitando a supportare i ribelli olandesi, respinse l'offerta.
Gli Stati Generali, allora, invitarono Francesco d’Alençon, germano del Re di Francia: egli accettò, a condizione di scioglimento di ogni legame con Filippo II. Pertanto, nel 1581, fu sottoscritto l'Atto di Abiura nel quale si assumeva che i sudditi d’Olanda erano sciolti dal vincolo della fedeltà ad un Sovrano indifferente alle loro problematiche.

Il percorso di Alençon fu comunque denso di ostacoli: non era amato dalla Popolazione e gli stessi Stati Generali non vollero accordargli pieni poteri. Così, dopo vani tentativi di appropriarsene con l’uso delle armi, egli rinunciò alla corona e, nel 1583, lasciò il territorio. L’Assemblea istituzionale, allora, conferì alle aree ribelli una struttura politica decisa: la Repubblica delle Sette Province Unite.
Subito dopo la proclamazione dell'Atto di abiura, intanto, per ridurre all’obbedienza i resistenti, Filippo aveva inviato contingenti armati che, guidati da Farnese, avevano riconquistato le Fiandre, il Brabante e una fascia del Nord/Est rilanciandovi la fede cattolica. Si verificarono, allora, due drammatiche circostanze, cruciali alla prosecuzione del conflitto: il 10 luglio del 1584 Guglielmo d’Orange fu assassinato; l'anno successivo, Anversa cadde in mano spagnola provocando un massiccio esodo degli abitanti verso il Nord che, governato dalle Province Unite, registrò una netta adesione di massa al Calvinismo, mentre nel Sud venivano espulsi i Riformati residenti: i Paesi Bassi erano ormai in frantumi.

La Spagna mantenne nelle zone controllate l'Esercito delle Fiandre per esercitare pressione sulla Francia e sulle fasce protestanti che, nel 1585, chiesero sostegno esterno: considerata anche la crescente ingerenza spagnola nelle questioni religiose francesi, Elisabetta ritenne utile intervenire. Il 20 agosto fu, così, firmato il Trattato di Nonsuch col quale l'Inghilterra forniva alle Province Unite uomini e denaro, ottenendo in cambio di insediarvi quale Governatore il Conte di Leicester Robert Dudley.
La scelta fu infausta: costui rivelò scarse doti militari e fomentò l’integralismo calvinista contro i Cattolici e i Moderati, fino a scontrarsi con gli Stati Generali e il Notabilato locale. Alla fine, privo di qualsiasi supporto, rinunciò all’incarico e gli subentrò col grado di Capitano Generale delle forze olandesi l’abilissimo Maurizio di Nassau, figlio di Guglielmo d'Orange.

La Spagna annaspava, intanto, nella catastrofe finanziaria: nel 1588 la rovinosa spedizione dell'Invincibile Armada costrinse la Corona ad attingere alle proprie casse per ricostituire la Flotta: Si erano aperte le porte della disastro; tuttavia, le speranze olandesi di assistere al suo tracollo economico andarono disattese poiché, nel decennio successivo, quando la Marina fu di nuovo in grado di assicurare i collegamenti col Nuovo Mondo, un notevole flusso di metalli preziosi risollevò le sorti di Madrid consentendo a Filippo di rinnovare gli sforzi militari contro Inglesi e Francesi. Poi, a seguito del Trattato di Vervins del 2 maggio 1598 con Enrico IV di Francia, cedette i Paesi Bassi spagnoli alla figlia Isabella e al genero Alberto d’Austria. Ma Maurizio di Nassau aveva già completato il sistematico recupero di tutte le piazzeforti occupate: Bergen op Zoom, nel 1588; Breda nel 1590; Zutphen, Deventer, Delfzijl e Nimega nel 1591, Coevorden e Steenwijk nel 1592; Gertruidenberg nel 1593; Groninga nel 1594, Groenlo, Ootmarsum, Enschede e Oldenzaal nel 1597. Le riconquiste aprirono quella fase di prosperità economica detta il Secolo d’Oro Olandese e connotata da splendore culturale, incremento dei commerci e fioritura delle Arti.

Contro il parere dell’Orange, nel 1600 gli Stati Generali decisero di guardare al Sud, mirando a preservare le attività di commercio e scambio dai Corsari di Doncherche. La spedizione provocò la Battaglia di Neoporto del 2 luglio, ove gli Spagnoli furono battuti dalle Province Unite. Maurizio, però, privo di approvvigionamento, fu costretto a risalire verso Nord. Considerando l'importanza di proteggere i loro commerci marittimi, incrementati nel 1602 dalla fondazione della Compagnia delle Indie Orientali, gli Olandesi puntarono alla creazione di una solida Marina militare rivelatasi cruciale nei futuri scontri con la Spagna che, nel 1609 firmò una tregua di dodici anni. Persistevano, tuttavia, contrasti politico/confessionali fra i moderati Arminiani appoggiati da Johan van Oldenbarnevelt e dagli Stati Generali e gli integralisti Gomaristi, facenti capo al Nassau. La contrapposizione si concluse col successo di quest’ultimo nel 1619 e con l'esecuzione del rivale.
Si avvicinava, intanto, la scadenza armistiziale. Le parti tentarono di negoziare la pace ma due elementi la impedirono: la reciproca richiesta di libertà di religione nei rispettivi territori e l’ antagonismo commerciale. Così le ostilità riesplosero, inserendosi nel più ampio contesto della Guerra dei Trent’Anni.

Le turbolenze cominciarono con l’offensiva spagnola nei Paesi Bassi, ove il tentativo di occupare Bergen op Zoom, nel 1622, fu respinto. Nel 1624 le forze di Ambrogio Spinola assediarono Breda, capitolata l'anno dopo. Durante le operazioni militari morì Maurizio e il comando delle truppe passò al fratello Federico Enrico d’Orange: le sorti del conflitto volgevano già in favore delle Province Unite il cui grande successo si registrò nel 1629, quando egli prese la inespugnabile e strategica fortezza di ‘s- Hertogenbosch nel Nord del Brabante e, nel 1632, marciò lungo la Mosa conquistando Venlo, Roermond e Maastricht e preparandosi all’azione finale verso le Fiandre; ma il tentativo di prendere Anversa e Bruxelles andò a vuoto per la resistenza della Popolazione, completamente cattolica nell’area dominata dagli Spagnoli. La svolta sopravvenne con la violenta Battaglia delle Dune del 31 ottobre del 1639: la Spagna ne uscì travolta: il suo definitivo crollo fu enfatizzato dal supporto fornito dai Francesi alle Province Unite per la riconquista del Sud.

Tuttavia, gli Olandesi non portarono a fondo l'offensiva: riprendere le Fiandre avrebbe significato porsi ai confini di una Francia assai potente e rinunciare ai vantaggi derivanti dal blocco di Anversa. Mentre la Guerra dei Trent’Anni sembrava concludersi a svantaggio degli Asburgo, le Province Unite avviarono negoziati di pace sferrando un durissimo attacco contro le colonie ispano/portoghesi: si combatté sull'oceano Atlantico e nelle Indie Orientali, ove gli Olandesi perseguirono una politica di espansione privilegiando, invece, la Guerra di Corsa in Occidente.
Uno dei maggiori successi stette nella cattura da parte dell'Ammiraglio Piet Hein di gran parte della Flotta spagnola delle Indie e del metallo prezioso trasportato: Federico Enrico d'Orange poté finanziare la campagna di 's-Hertogenbosch.

Il 30 gennaio 1648, il Trattato di Münster sancì la pace tra la Spagna e Province Unite; esso, parte della Pace di Westfalia, poneva fine alla Guerra dei Trent’Anni.
Il governo della Repubblica delle Province Unite: prima esperienza europea di governo popolare, fu affidato a Statolder locali che, pur in teoria subordinati agli Stati Generali, finirono di fatto nelle mani degli Orange/Nassau e si arricchirono dei Territori delle generalità, ovvero le zone di frontiera conquistate nelle fasi finali del conflitto: Brabante settentrionale, Fiandre zelandesi e regione di Maastricht.

La pace non fu comunque duratura: cessato il quasi secolare conflitto con la Spagna, nel 1652, a quattro anni di distanza dalla Pace di Westfalia, maturò l’ostilità con l’Inghilterra.
La Guerra degli Ottant'Anni fu comunque un evento cruciale delle Storia moderna: oltre a segnare l'ascesa dell’Olanda, divise politicamente, culturalmente ed economicamente la prospera e calvinista Repubblica delle Province Unite dalla zona meridionale cattolica avviata al declino dallo spostamento dell'asse dei commerci da Anversa ad Amsterdam.
Il tentativo di riunificare l’area all'inizio del XIX secolo e porla sotto il dominio olandese provocò nel 1830 la rivolta del Sud e la nascita dell’attuale Belgio.
Quanto alla Spagna: il conflitto ne determinò la totale disfatta sia per la durata che per i costi, aggravati dall’impegnò bellico con l'Impero ottomano, l'Inghilterra e la Francia.

Bibliografia: