Le Grandi Battaglie

La Guerra dei Trent'anni

di Ornella Mariani
La defenestrazione di Praga
La defenestrazione di Praga

Si trattò di una serie di conflitti che insanguinò l'Europa centrale dal 1618 al 1648, prima di coinvolgere la più parte delle Potenze europee, ad esclusione della Russia e dell’Inghilterra. Iniziata per le contrapposizioni fra Cattolici e Protestanti, nel suo perdurare la guerra si ribaltò in lotta per l'egemonia tra la Francia e gli Asburgo.

Di fatto, le sue radici affondarono nella Pace di Augusta del 15551 che, siglata da Carlo V, aveva introdotto il principio del Cuius regio, eius religio riconoscendo ai Luterani il possesso dei territori ecclesiali secolarizzati fino al 1552: anno dell’Accordo di Passau. Tuttavia, erano restate maturate varie questioni: a margine dei contrasti di fede, rivendicazioni autonomistiche, spinte egemoniche, rivalità commerciali e ambizioni personali fra Stati e fra Dinastie avevano trasformato le intese di pace in tregua armata.

La Spagna mirava ad imporsi sul Sacro Romano Impero per garantirsi l’esito della annosa guerra con l’Olanda resa ormai indifferibile dall’imminente scadenza della convenuta Tregua dei Dodici Anni.
La Germania era lacerata dall’urto fra Principi e Corona asburgica, attestata sulla pretesa di conferire al titolo imperiale non più una condizione solo rappresentativa, ma un reale potere sui territori di spettanza dell’Impero.
La Francia propugnava una aperta politica antiasburgica per prevenire il rischio di restare stretta nella tenaglia ispanico/tedesca, se gli Spagnoli avessero soverchiato l’Olanda.

Tali questioni avevano preso a manifestarsi a causa del Reservatum ecclesiasticum: una clausola della Pace di Augusta che obbligava le Autorità Ecclesiali convertite al Protestantesimo a lasciare le proprie terre. Il caso esplose quando il Principe/Vescovo di Colonia aderì al Calvinismo. Quale Kurfürsten, ovvero Grande Elettore, con quella scelta egli avrebbe rafforzato la maggioranza riformista nel Collegio elettorale: i Cattolici reagirono sostituendolo con Ernesto di Baviera e, da quel momento, il principio del Cuius regio, eius religio impose ai Protestanti di emigrare o di abiurare.
Ulteriore contrapposizione sopravvenne nel 1606 a Donauwörth, quando ai Cattolici fu impedita una processione: i tumulti provocarono l'intervento di Massimiliano I di Baviera a sostegno di costoro ma, negli ambienti riformati, si diffuse notizia di un articolato complotto mirato a demolire la Riforma.
Nel 1608, quel timore portò alla istituzione della Unione Evangelica, guidata da Federico IV del Palatinato, titolare di un territorio cruciale per l’accesso spagnolo all’Olanda. I Cattolici tedeschi le opposero, l’anno successivo, la Lega cattolica capeggiata da Massimiliano di Baviera.

Lo scontro confessionile arroventò la Germania: la scintilla fu innescata nel 1618 quando il Sacro Romano Imperatore Mattìa insediò al protestante trono boemo il gesuita Ferdinando II. Il veto posto da costui alla costruzione di chiese protestanti fu causa della Defenestrazione di Praga del 23 maggio del 1618: un gruppo di Hussiti scaraventò dalla finestra della sala conciliare del palazzo reale due Luogotenenti imperiali incaricati di confermare il Cattolicesimo.
Dall’episodio scaturì la Guerra dei Trent'anni, da dividersi in quattro periodi:boemo-palatino, dal 1618 al 1625;danese, dal 1625 al 1629;svedese, dal 1630 al 1635;francese, dal 1635 al 1648.

Periodo boemo/palatino

In quel periodo vigeva una composita geografia politica: l’Impero comprendeva la Boemia ma non la Prussia, vassalla della Polonia; gli Imperatori erano anche Re di Ungheria, estranea all’Impero; la Germania era priva di unità religiosa: se nel Ducato di Baviera vigevano le prescrizioni della Controriforma, in altri Stati spiccava il Luteranesimo e nel Palatinato circolava il Calvinismo, escluso dalle clausole della Pace di Augusta; i Principi tedeschi erano in aspro contrasto con gli Asburgo, tesi ad egemonizzare l’Europa; varie realtà, rivendicando l’autonomia, erano in contrasto per rivalità commerciali e dinastiche.

In questo complesso scenario che rendeva la pace religiosa in Germania sempre più fragile; che impegnava gli eredi di Massimiliano II nella Controriforma; che registrava il sempre più manifesto squilibrio mentale dell’Imperatore Rodolfo II, sostituito nel 1608 dal Consiglio della Corona nella titolarità della tiara e dei beni col fratello Mattia -Imperatore nel 1612-, si inserirono due vicende: la sua pretesa, in mancanza di discendenza diretta, di concedere ai Calvinisti boemi tutte le libertà religiose in cambio del riconoscimento successorio del nipote controriformista Ferdinando II di Stira; l’inasprimento dei rapporti fra Boemia ed Asburgo, nel 1617, quando costui spostò la capitale da Praga a Vienna lasciando nella regione un gruppo di Luogotenenti che presero a sabotare i privilegi religiosi.
Il 23 maggio del 1618 la tensione esplose a Praga.

La celebre Defenestrazione fu l’inizio della rivoluzione, la cui svolta fu segnata nel 1619 dalla morte di Mattìa e dal subentro effettivo di Ferdinando II al soglio Imperiale. I rivoltosi gli opposero l’Elettore Federico V del Palatinato che, accettata la corona boema, fece solenne ingresso in Praga mentre un aperto clima di rivolta dilagava anche nelle aree asburgiche di Slovacchia e Ungheria: rifiutando di riconoscere il nuovo Imperatore appoggiato dal governo spagnolo, il Principe palatino sollecitò l'aiuto dell'Unione Evangelica. Dopo alcuni successi boemi, le forze imperiali e della Lega Cattolica invasero i territori in fermento e conseguirono la epocale vittoria della Battaglia della Montagna Bianca che cattolicizzò e germanizzò violentemente la Boemia.
La durissima repressione produsse l’esproprio dei beni di Federico, sostenuto dai soli Sassoni e da Cristiano di Brunswick; innumeri esecuzioni; confisca dei beni dei Protestanti a vantaggio dei Cattolici fedeli all'Impero e, nel 1622, l’annessione del Palatinato all’Impero.

Dopo l’abbandono del conflitto da parte del Principe riformato di Transilvania Gabriele Bethlen, la tensione si attenuò ma Federico V fu esiliato ed il suo titolo fu ceduto al cattolico Massimiliano I di Baviera nella Dieta di Ratisbona del 1623, ove fu ratificata anche la forzata cattolicizzazione della Boemia: il Generale Tilly aveva già avuto ragione degli ultimi focolai di ribellione protestantica nella Battaglia di Stadtlohn.

Intanto, nel 1621, scaduta la tregua dei dodici anni con l'Olanda, soffiavano nuovi venti di guerra fra Spagna e Province Unite: guidate dal Duca de Olivares, le truppe iberiche conseguirono una serie di successi tali da consentire alla Corona di aprire nel 1625 un altro fronte di guerra ai Protestanti della Valtellina che, aizzati dai Milanesi, avevano assunto il controllo dei valichi alpini ed estromesso i Francesi. Costoro, a loro volta, dopo trattative con la Baviera, costituirono nel 1623 la coalizione franco/veneto/sabauda e si posero in attesa delle risoluzioni dell’Inghilterra e della Svezia che, prive di possibile intesa con la Spagna, erano pronte ad entrare nel conflitto in appoggio ai Riformisti.

Periodo danese: 1625/1630

L’espansionismo asburgico in danno del Palatinato e della Boemia mirava all’ulteriore ampliamento dell’influenza imperiale nella Germania del Nord: il progetto era stato ispirato da Albrecht von Wallenstein2 che offrì a Ferdinando II un folta schiera di Mercenari autorizzati al saccheggio.
La comparsa dell’esercito della Lega Cattolica nel Nord germanico allarmò i Principi protestanti che, per conservare i beni secolarizzati, invocarono l’intervento di Cristiano IV di Danimarca. Stimolato dall’Olanda, dall’Inghilterra, da Giovanni Ernesto di Sassonia –Weimar, dal Conte di Mansfeld ed ufficiosamente da Richelieu, egli aderì alla richiesta contando di profittare della guerra per estendere la propria sfera d’influenza su Osnabrück e Halberstadt. Wallenstein, tuttavia, intervenne fermamente contro il nuovo nemico battendone gli alleati a Dessau nel 1626 ed inseguendoli fino in Ungheria.

Parallelamente, il Comandante delle truppe cattoliche Johann Tilly inflisse al Re danese una pesantissima sconfitta a Lutter e gli Spagnoli con Ambrogio Spinola sottrassero agli Olandesi la piazzaforte di Breda. Costretto a lasciare le terre limitrofe all’Elba, lo Jutland, la Pomerania ed il Meclemburgo, Cristiano di Danimarca accettò il 22 maggio del 1629 la Pace di Lubecca per effetto della quale, impegnandosi a non interferire nelle questioni tedesche, rinunciò ai Principati ecclesiali favorendo il progetto imperiale di ricattolicizzazione dell’area fissato dall’Editto di Restituzione. Nella Dieta di Ratisbona del 1630, tuttavia, agitata dall’accresciuto potere degli Asburgo, l’Aristocrazia impose all’Imperatore di rinunciare al suo assolutismo e di licenziare Wallenstein: il suo più fanatico sostenitore.

Periodo svedese: 1630/1635

Questa fase fu connotata dalla discesa in campo della Svezia col protestante Gustavo II Adolfo, titolare di una impegnativa eredità paterna: la guerra con la Polonia e, dal 1611, gli strascichi del conflitto con la Danimarca. Conclusa la pace con quest’ultima nel 1613 e nel 1629 con l’Armistizio di Altmark, Richelieu gli aveva fatto ottenere la Livonia, così guidandolo verso l’adesione allo scontro per ragioni inevitabili: l’esigenza di egemonizzare il Baltico; di favorire l’apertura di nuovi mercati e di difendere la causa protestantica, minacciata dall’Editto di Restituzione che accordava all’Imperatore il possesso di tutti i beni passati ai Riformisti dopo il 1522.

Nel 1630, dopo lo sbarco delle forze in Pomerania, assieme agli alleati sassoni e brandeburghesi, Gustavo Adolfo invase la Germania riportando un netto successo nella Battaglia di Breitenfeld del 1631, con ben chiaro l’intento di occupare tutte le terre tedesche possibili in omaggio alla sicurezza del proprio Regno.

L’Imperatore, allora, pose Wallenstein a difesa di Vienna: si combatté a Lützen ove, pur vittorioso, il Sovrano svedese cadde eroicamente in campo. Per la sua erede seienne Cristina, assunse la reggenza il Cancelliere Axel Oxenstierna, che continuò la guerra; tuttavia, la morte di Gustavo Adolfo aveva sgretolato la compattezza del fronte protestante: ne profittarono i Cattolici che, corroborati dagli Spagnoli, sferrarono una dura controffensiva.
Sconfitti a Nördlingen nel 1634, gli Svedesi lasciarono il Sud germanico: Sassonia e Brandeburgo erano già usciti dall’alleanza.
La Pace di Praga del 1635 ratificò un compromesso tra l’Imperatore ed i Principi protestanti tedeschi: la sospensione quarantennale dell’Editto di restituzione.
Il successo asburgico chiamò in causa la Francia.

Periodo franco/svedese: 1635/1648

L’ultima fase della guerra fu connotata dall'entrata in guerra della Francia che, inseguendo il sogno di egemonizzare l’Europa, ne ribaltò le ragioni da confessionili a politiche: mirando a scardinare l’asse Vienna/ Madrid e a sostituire la potenza asburgica con quella francese, Richelieu sodalizzò con i Protestanti tedeschi, con le Province Unite olandesi miranti all’indipendenza e con la Svezia che puntava al controllo completo proprio di queste e dell’intero Baltico.

Consapevole della inferiorità militare francese, il Cardinale si alleò poi col Duca di Savoia, con i Farnese di Parma, con i Gonzaga-Nevers di Mantova per stringere il Ducato di Milano ma, imprevedibilmente, nell’estate del 1636 gli eserciti degli Asburgo si inoltrarono nel cuore della Francia, fino a Compiègne e a Digione. Il territorio, segnato da una forte ventata di nazionalismo, fu energicamente difeso dal Principe Luigi di Borbone-Condé e, alla fine, la proficua collaborazione franco/svedese conseguì rilevanti risultati in Boemia e Sassonia: se Austriaci e Bavaresi resistettero, crollarono gli Spagnoli la cui invincibile< Flotta, nell’ottobre del 1639, fu distrutta nella Battaglia delle Dune. La dèbacle provocò l’insurrezione autonomistica prima in Catalogna e poi in Portogallo: la crisi della Corona fu tanto massiccia che l’Olivares, politicamente al tracollo, ne morì nel 1645: tre anni prima si era spento anche Richelieu.

Dopo una fase di alterne vicende durate fino al 1641, le forze imperiali furono soverchiate dalla competenza militare dei responsabili del fronte di guerra franco/svedese: Henry de la Tour d’Auvergne Visconte di Turenna, Luigi II di Borbone/Condè e Lennart Torstenson che sconfissero i nemici in una successione di scontri campali, inoltrandosi fin nella Germania meridionale e nella Baviera.

Impegnata nei Paesi Bassi e lacerata dal separatismo catalano e portoghese, la Spagna fu a sua volta battuta nel 1643 a Rocroi, ove i pur celebri Tercios furono decimati: la tattica francese di campo era stata elaborata dal quarantenne Primo Ministro Giulio Raimondo Mazarino aspirante, a prosecuzione della politica di Richelieu, a frantumare l’unità dell’Impero e a demolire gli Spagnoli che, logorati dalla ribellione della Catalogna e dall’avanzata dei Portoghesi in Castiglia, non riuscirono a respingere la conquista francese del Belgio meridionale.

Impossibilitati a proseguire la guerra, benché titolari della tiara imperiale, gli Asburgo austriaci accettarono la Pace di Westfalia del 1648: il Governo spagnolo seguitò a lottare la Francia fino all’esaurimento delle proprie risorse, prima di capitolare e piegarsi al Trattato dei Pirenei del 1659.
La Germania, infine, mentre gli Svedesi invadevano la Boemia, aveva già costretto il Principe Elettore Massimiliano di Baviera ad una pace separata nel 1647: l’Imperatore Ferdinando III accettò i negoziati avviati nel 1644 e conclusi il 24 ottobre del 1648 con il faticoso Accordo di Westfalia.
Le parti sottoscrissero gli impegni a Münster e ad Osnabrück fra il 24 ottobre del 1647 ed il 15 maggio del 1648, sancendo il declino degli Asburgo. La smobilitazione ed il pagamento delle truppe operanti in Germania furono discussi a Norimberga fino a tutto il 1651.

La guerra ebbe conseguenze di estremo rilievo.
La Germania si frantumò in una serie di Stati di fatto indipendenti fino al 1871, quando essa fu riunificata dalla Prussia in esito ai risultati del conflitto con la Francia.
La Spagna si consegnò all’irreversibile decadenza iniziata poco dopo la metà del XVI secolo: sconfitta sul fronte pirenaico e su quello dei Paesi Bassi e lacerata dalle rivolte catalane e portoghesi, fu obbligata a riconoscere l'indipendenza dell'Olanda e del Portogallo, preso sotto protezione dell'Inghilterra.
La Svizzera ottenne l’autonomia dall’Impero.

La Svezia, il cui esercito aveva rappresentato la più moderna ed efficiente organizzazione militare d’Europa, assunse un ruolo egèmone nel Nord dell'Europa per effetto dei nuovi strategici acquisti territoriali e dell’avvicendarsi di Sovrani capaci finché, all’inizio del XVIII secolo, non s’impose la Russia.
La Francia divenne Nazione di primo piano sullo scacchiere europeo.
Cessarono, altresì, i conflitti religiosi che tanto avevano piagato il Continente.

  1. Pace di Augusta: 1555

    Rinunciando all’Unità politica e religiosa del S.R.I., Carlo V impose due riduttivi princìpi ai Protestanti: il Cuius regio eius religio e il Reservatum ecclesiasticum. L’uno imponeva ai sudditi di uno Stato di adeguarsi alla confessione del loro Principe o di lasciare il territorio; l’altro stabiliva che i beni ecclesiastici secolarizzati prima del 1552 non sarebbero più stati rivendicati dalla Chiesa mentre, se membri del Clero cattolico avessero aderito al Luteranesimo, dopo quell’anno avrebbero perduto tutti i beni e i privilegi a favore della Istituzione cui erano appartenuti.

  2. Albrecht Wenzel Eusebius von Wallenstein
    Nato nella boema Hermanice il 24 settembre dei 1583 da famiglia protestante e morto a Cheb il 25 febbraio del 1634, si formò alla scuola dell’Unitas Fratrum di Košumberk e nel collegio gesuita di Olomouc, frequentando dal 1599 l’università di Altdorf e poi quelle di Bologna e Padova prima di cominciare la carriera militare a servizio dell'Imperatore Rodolfo II in Ungheria. Nel 1606 aderì al cattolicesimo così entrando nella nobiltà asburgica e nel 1609 sposò Lukrécie Landeka, ereditiera morava: il consistente patrimonio dotale gli consentì di armare reparti per l'arciDuca Ferdinando di Stiria nella guerra asburgica contro la Repubblica di Venezia nel 1617. Nel 1618, privato dei beni, si stabilì a Vienna e si distinse nel conflitto contro l'Unione Evangelica. Rientrato nel possesso delle sue terre boeme dopo la Battaglia della Montagna Bianca, fu nominato Conte Palatino dell'Impero e Duca di Friedland.

    Inquadrato nell'esercito di Ferdinando II come Comandante d'Armata agli ordini del generalissimo Johann Tserclaes Conte di Tilly, si accattivò il favore della truppa e nella Battaglia del Ponte di Dessau cancellò dalla Slesia i residui protestanti guadagnandosi anche il Ducato di Sagan. Nel gennaio del 1628 l'Imperatore lo nominò Ammiraglio del Mare del Nord e del Mar Baltico perchè liquidasse gli ultimi nuclei della resistenza danese: Wallenstein assediò senza successo Stralsunda ma nel settembre stroncò il Re rivale a Wolgast. La mancata conquista di Stralsunda e, poco dopo, l’Editto di Restituzione coinvolsero Gustavo II di Svezia contro il quale il Generale tentò invano di supportare le forze della Confederazione polacco/lituana. Fu allora che l'Imperatore, temendo il peso crescente di Wallenstein, lo licenziò nel settembre del 1630. Tuttavia, l’ingresso ufficiale della Svezia nel conflitto lo costrinse a richiamarlo sul campo di battaglia. I successi di Gustavo Adolfo sul generale Tilly a Breitenfeld e a Rain fra il 1631 ed il 1632, la marcia svedese su Monaco, la parallela occupazione della Boemia, obbligarono gli Asburgo alla reazione: nella primavera del 1632 Wallenstein guidò l'armata di Sassonia dalla Boemia contro il Re di Svezia che, trinceratosi a Norimberga, fu sconfitto nella Battaglia dell’Alte Veste.

    Nel novembre di quello stesso anno però a Lutzen furono Wallenstein e le forze cattoliche ad essere battute ed obbligate alla ritirata, malgrado la morte di Gustavo Adolfo. Nella campagna del 1633 le remore del Generale nell'attaccare il nemico agitarono Vienna e a Madrid: egli, di fatto, si accingeva a disertare le file dell'esercito imperiale, essendo in scontro con Ferdinando II per il suo rifiuto a revocare l'Editto di Restituzione: era già in trattative con l'Elettorato di Sassonia, col Margraviato di Brandeburgo, con la Svezia e con la Francia. Comunque, lealmente Wallenstein si oppose alla coalizione antiimperiale nella Battaglia di Steinau sull’Oder nel 1633, prima di aprire i negoziati. Il 24 gennaio del 1634 l'imperatore siglò un patto segreto per rimuoverlo dal comando: conscio del pericolo, il 23 febbraio il Generale si recò a Cheb con un centinaio di uomini contando di incontrare gli Svedesi con Alberto di Sassonia-Weimar. Il Colonnello irlandese Walter Butler e gli Ufficiali scozzesi Walter Leslie e John Gordon assassinarono gli uomini ancora fedeli a Wallenstein e nella notte del 25 febbraio lo eliminarno per mano dell’inglese Walter Devereux. Simulando sorpresa, l'imperatore gli tributò onori postumi. Albrecht von Wallenstein fu sepolto a Jitschin.

Bibliografia: