Non solo Medio Evo

Luigi XIII

di Ornella Mariani
Luigi XIII
Luigi XIII

Primogenito di Enrico IV e di Maria de’ Medici e Re di Francia e Navarra, Luigi XIII di Borbone, detto il Giusto, nacque a Fontainebleu il 27 settembre del 1601 e morì a St Germaine- en- Laye il 14 maggio del 1643.
La sua vicenda fu raccontata dal journal del suo Medico privato Jean Heroard, che descrisse anche la sua dieta e la sua vita privata.
Da bambino, il Re visse nel castello di St Germaine-en- Laye ove già risiedevano i figli illegittimi del padre e dove, negli anni successivi, fu raggiunto da altri fratelli e sorelle.
Battezzato il 14 settembre del 1606 a Fontainebleau, ebbe come Padrino Papa Paolo V, attraverso il Cardinale Legato De Joyeuse.
Presto manifestò inclinazione per la musica: cantava e suonava; ma ebbe attenzione anche per la danza, la pittura e il disegno e, per svago, le armi, i cavalli e la materia bellica, fino ad imparare a tirare con l'arco e con l'archibugio.
A sette anni fu avviato al percorso di istruzione da un Precettore d’eccezione: il poeta Nicolas Vauquelin des Yveteaux che ne registrò lo scarso interesse per le Lettere, per la geometria e la matematica: al Delfino interessava la sola storia.

Dal 1611 fu, invece, istruito dal Filosofo Nicolas Le Fèvre, a sua volta rimpiazzato da Monsieur de Fleurence mentre la materia militare gli veniva impartita da Gilles de Courtanvaux de Souvré.
Nel 1606, Margherita di Valois, prima moglie di suo padre e ultima discendente legittima della casata, - detta affettuosamente da Luigi Maman-fille – lo nominò erede di tutti i suoi beni consentendo ad Enrico IV di legittimare la transizione dinastica avvenuta tra i Valois e i Borbone.
Se con la madre ebbe un rapporto sempre conflittuale, col padre Luigi ebbe un solido rapporto: non lo chiamò mai Monsieur, come la tradizione avrebbe prescritto, ma semplicemente Papà.
Nel 1610, la Francia si accinse alla guerra: Maria de’ Medici ebbe così la concessione di essere consacrata Regina ottenendo il diritto di governare in assenza del marito: il 13 maggio del 1610 a St Denis ella fu investita della corona e, proprio il giorno successivo, Enrico IV fu assassinato dal fanatico cattolico François Ravaillac, mentre la carrozza lo portava dal Duca di Sully.

Cominciava, così, a nove anni, la vicenda politica del Delfino la cui tutrice e Reggente, coadiuvata dal Favorito Concino Concini e dalla moglie Leonora Dori, fu chiamata al complesso e difficile nodo della questione religiosa, sedata attraverso la conferma dell’Editto di Nantes, ed al groviglio di intrighi degenerati nelle rivolte dei Grandi del Regno che, scomparsa l'autorità centrale di Enrico IV, miravano ad usurpare il potere aizzando i Parlamenti e la Popolazione.
Luigi XIII veniva, intanto, crescendo e alimentando diffidenza ed astio per i due Italiani, di fatto titolari della gestione del Paese e sempre più invisi alla Corte ed alla Aristocrazia ed in particolare ai Condè, che capeggiarono una rivolta armata fra il 1614 ed il 1616.
Aspirando ad emulare la figura paterna; ad assumere il controllo completo del Regno e a delegittimare la madre, sempre più succuba della coppia, egli fu ispiratore della congiura che il 24 aprile del 1617 liquidò l’avventuriero toscano e, poco dopo, la consorte.
A margine del delitto, poi, assunta la guida diretta del Regno, Luigi XIII esautorò la Regina Maria e la esiliò a Blois, affidando il governo al Favorito Carlo de Luynes; adottando una politica ostile ad ogni tensione protestantica ed alla casata asburgica; attuando quella svolta radicale della politica francese che portò alla pace con la Spagna ed alle nozze con l’Infanta Anna d’Austria, ma che produsse anche una grave crisi interna, per effetto della convocazione degli Stati Generali da parte dei Principi di sangue, nella cornice dei nuovi fermenti ugonotti provocati dal rischio di prescrizione dei contenuti dell’Editto di Nantes.
Il potere effettivo affidato al de Luynes, fu poi trasmesso a Brulart de Sillery e, infine, a de la Vieuville finchè, nel 1624 entrò nel Consiglio della Corona l’energico Cardinale Richelieu, già Favorito della Sovrana medicea.
La relazione fiduciaria fra il Re ed il suo Primo Ministro durò tutta la vita: pur pretendendo che ogni decisione gli fosse sottoposta, il Re consentì al Porporato di amministrare il Regno con pieni poteri. Tali da mutare il volto ed il destino della Francia dei venticinque anni successivi.
Richelieu perseguì due scopi preminenti in politica interna ed uno in politica estera: nell’una, contenere l'influenza ugonotta sulla Corona e ridimensionare la tracotanza della Nobiltà, che aggiogò al Sovrano; nell’altra, contrastare l’Impero austriaco.
Affidatosi completamente, Luigi XIII abbandonò ogni interesse per il governo la cui conduzione, alla morte del Cardinale, fu delegata alla competenza di Giulio Mazarino.
La salute del Sovrano, in quella fase, era già compromessa da quella tubercolosi intestinale che lo avrebbe stroncato.

La lotta agli ugonotti, agli Asburgo ed all’Aristocrazia nazionale

Già con la Pace di Montpéllier del 1622, in esito ad una rivolta, i diritti dei Riformati emergenti dall'Editto di Nantes furono ridimensionati: la politica aggressiva di Richelieu si abbattè sulle roccaforti protestanti ed in particolare su La Rochelle, ove gli Inglesi inviavano rifornimenti di viveri ed armi. Dopo quattordici mesi di assedio, nell’ottobre del 1628 la città cadde e si convenne, nel 1629 la Pace di Alais con la quale, mentre si confermava agli Ugonotti la libertà di fede, gli si sottraeva il sostegno militare delle piazzeforti.
Definita la questione religiosa, il Ministro rivolse la propria attenzione all'Austria incuneandosi nella vicenda successoria del Ducato di Mantova; sostenendo le pretese del Duca di Nevers; invadendo il Ducato di Savoia. Questa azione militare fu direttamente gestita dal Re, col quale Carlo Emanuele fu costretto ad allearsi contro l'Impero.
Successivamente la Francia entrò nella Guerra dei Trent’Anni che, pur con inizi incerti, le valse l’annessione dell’Artois e del Rossiglione. Nel frattempo furono pareggiati i conti anche alla ribelle Nobiltà la cui Cospirazione di Chalais del 1626 e la cui ribellione di Montmorency del 1632 furono pesantemente stroncate, parimenti alla insurrezione di Gastone d’Orléans, germano del Sovrano.
Grazie alla decisa politica di Richelieu, Luigi XIII divenne il più potente Monarca assoluto d’Europa: il potere degli Asburgo fu fortemente condizionato; la riottosa Aristocrazia fu ricondotta all’ obbedienza alla Corona; i privilegi speciali già garantiti agli Ugonotti furono ridotti.
Parallelamente fu attrezzata una grande Armata navale e fu modernizzato il porto di Le Havre.
Sul piano culturale, Luigi contenne la tendenza degli Artisti a spostarsi in Italia e commissionò a Nicolas Poussin e Philippe de Champaigne la decorazione del Palazzo del Lussemburgo; poi, nel 1629 varò il Codice Michau e nel 1635 istituì l’Accademia di Francia.
Quanto alla politica estera, dopo l’ampliamento degli insediamenti coloniali del Quebec, dell’Africa e delle Antille, nel 1640 il Re intervenne in Catalogna a sostegno dei ribelli alla Corona, guadagnando Perpignano nel 1642 ed il Rossiglione nel 1652.

La Famiglia

Il 24 novembre del 1615 Luigi XIII sposò la Principessa asburgica Anna d’Austria, figlia di Filippo III di Spagna. Furono nozze infelici e solo dopo oltre vent'anni anni ella mise al mondo due figli: Luigi Deodato, futuro Re col nome di Luigi XIV, e Filippo d’Orléans.
Il Sovrano ebbe come Favoriti il Duca di Luynes, che gli fu Consigliere, ed il Marchese Henri Coiffier. Nei confronti di costui, che nominò Gran Scudiero, manifestò sempre una particolare attenzione, in particolare nella fase delle delusioni arrecategli da Marie d’Hautefort e Louise de la Favette.
Henri divenne, allora, suo confidente e gli fu concesso tanto prestigio da essere chiamato Monsieur le Grand fino alla morte, quando venne sospettato di relazioni segrete con la Spagna e giustiziato per cospirazione contro la Monarchia.
In definitiva può assumersi che, contrariamente al padre, detto Vert Galant per il suo allegro temperamento e per l’amore per la mondanità e le belle donne, Luigi fu assai morigerato e modesto: forse per l’infanzia densa di rivalità col fratello minore, che la madre gli aveva sempre preferito alimentando un clima di intrighi e veleni.
Fu comunque un Sovrano coraggioso ed dotato di forte e responsabile senso dello Stato: amatissimo dall’esercito, attraverso i suoi validi Primi Ministri si rese legittimo regista della costruzione di una Grande Francia.
Non fu molto incline alle donne e si volle, anzi, che avesse tendenze omosessuali.
A quattordici anni ne sposò una che non amò mai e, per quanto dotato di fascino, si concesse una sola volta alla passione in un intenso legame con la bellissima Luise de la Favette, finita in un convento.
Grande attenzione rivolse, invece, agli uomini: amò profondamente il Duca di Saint Simon ed l’ambizioso diciannovenne Henrì Coeffier de Ruzè, col quale visse una vicenda molto tormentata.
Sensibile agli interessi di Stato, tuttavia, Richelieu colse la doppiezza di costui e persuase il Re a disporne l’esecuzione quando lo seppe parte di un complotto organizzato durante una campagna di guerra contro la Spagna.
Il governo di questo Capetingio, morto quarantaduenne nel maggio del 1643, fu comunque provvido e saggio, sì da valergli l’appellativo di Re Giusto.

Bibliografia: