Personaggi

Scoto Michele

di Ornella Mariani
Scoto Michele
Scoto Michele

Michele Scoto, o Michele Scotto nacque fra la seconda metà del XII e la prima metà del XIII secolo in una incerta località: Scozia? Salerno? Toledo?

Certi si è solo dell'anno della sua morte: il 1236.

Anche il corso della sua esistenza ed i tratti della sua personalità restano assai vaghi, a parte i generici elementi deducibili dai versi 116/17 del XX dell'Inferno, ove Dante lo colloca nella bolgia degli indovini e degli stregoni:

«... Quell'altro che ne' fianchi è così poco,
Michele Scotto fu, che veramente
de le magiche frode seppe il gioco...»

Per quanto scarne siano le notizie riferite al personaggio, sembra certo che egli avesse vissuto per un periodo in Germania; che avesse studiato matematica e filosofia ad Oxford ed a Parigi; che fosse stato un attento studioso dell'astrologia e dell'alchimia.

Benché non propriamente filosofo, chiamato alla corte dell'Imperatore Federico di Svevia, l'eclettico Scoto divise i suoi interessi fra l'attività di astrologo di corte e quella di importatore di nuovi modelli culturali: a Palermo si pose come mediatore fra la tradizione del pensiero siculo e spagnolo, fino ad assumere ruolo di rilievo anche nella storia della filosofia. Tradusse, infatti, varie opere classiche, contribuendo a diffondere in Occidente le teorie aristoteliche, il commento di Averroè e, più in generale, gli scritti arabi e facendo del suo impegno un ponte fra le teorie filosofiche europee mediorientali e greche.

Nel 1217 egli aveva animato il dibattito culturale proprio a Toledo, ove aveva tradotto in latino il De Sphaera di Alpetragio; il De Animalibus; il De Caelo et Mundo; il De Anima con i commenti averroisti e, forse, anche la Fisica e la Metafisica di Aristotele e le considerazioni dello stesso Averroè al De Generatione, alle Meteore e ai Parva Naturalia.

La memoria di lui resta tuttavia ancorata alla profezia della morte sub flore: l'Imperatore Federico II sarebbe deceduto in una località dal nome di un fiore.

E fu Castelfiorentino!

Di suo, Scoto lasciò una notevole opera astrologica divisa in tre parti, scritta proprio in onore dell' Hohenstaufen: il Liber Introductorius, il Liber de Particularibus e la Physionomia, nonché la Divisio Philosophiae, che seguì l'omonima opera di Gundisalvi1 ed a noi pervenuta solo in frammenti, e le Quaestiones Nicolai Peripatetici, andate interamente perdute.


  1. Gundisalvi Domenico, o Domingo Gonzales, o Dominicus Gundissalinus, fu filosofo scolastico e arcidiacono di Segovia.

Bibliografia: