Personaggi

Visconti Bernabò

di Ornella Mariani
Bernabò Visconti
Bernabò Visconti

Bernabò Visconti

E’ alloggiato nel Museo di Arte Antica del Castello sforzesco il monumento equestre realizzato dal grande Maestro di Scultura Bonino da Campione nel 1363 per Bernabò Visconti, allora ancora forte del saldo controllo della Signoria milanese.

L’Artista a quel tempo era già notissimo: aveva lavorato alla fabbrica del Duomo; nel 1359 aveva eseguito nella Basilica di Sant’Eustorgio il Mausoleo di Stefano Visconti e Valentina Doria, genitori del Committente; aveva lasciato il prezioso tocco del suo scalpello nella Crocifissione della Basilica di San Nazaro in Brolo e, verosimilmente, nell’arca marmorea della Vergine della Misericordia della chiesa di San Nicola.

Ritrasse il Visconti a volto scoperto; con i capelli corti tenuti sulla fronte da un cerchio di metallo a modello di corona; con la barba lunga al collo; con la figura protetta dall’armatura: usbergo in maglia di ferro rinforzato da corazza toracica, guanti d’arme, vambraci, cubitiere, ginocchielli e schinieri; con nel pugno destro il bastone del comando e, sul fianco sinistro, la guaina della spada a due mani.

Elementi sorvegliati dalla biscia dello stemma familiare!

Di aspetto gradevole, di intelligenza acuta, coltissimo, raffinato Politico ed abile Giurista, crudele e spietato, collerico e vendicativo, dispotico e sprezzante delle Leggi, amante della sola caccia e dei cani: si vuole ne possedesse cinquemila, distribuiti fra Sudditi che periodicamente dovevano provarne lo stato di salute, secondogenito di Stefano Visconti e di Valentina Doria, Bernabò nacque verso il 1323.

Non si hanno notizie della sua infanzia, ma è certo che avesse studiato Diritto per essere avviato alla carriera ecclesiastica e che nel luglio del 1340, con i fratelli Matteo e Galeazzo, avesse partecipato alla congiura ordita contro lo zio Luchino da un gruppo di Aristocratici solidali con il nobile Francesco Pusterla.

Membro di una prestigiosa casata lombarda e già Ministro di Azzone, costui aveva sposato Margherita Visconti, cugina del Signore milanese che, follemente innamorato, più volte l’aveva insidiata suscitando il desiderio di vendetta coniugale: nel 1341, pertanto, Pusterla progettò un ramificato complotto condiviso anche dagli Aliprandi.

Ramengo da Casate ne informò il Visconti che, se non adottò misure punitive nei confronti dei nipoti per mancanza di prove, fu spietato con il rivale: lo fece decapitare con i quattro figli e tenne Margherita segregata per dieci anni finché, a fronte dell’ennesimo rifiuto, la fece murare viva.

In quegli anni, il giovanissimo Bernabò si legò a Beltramola de’ Grassi che, nel 1343, lo rese padre di Ambrogio e, in seguito, di Margherita e di Astorre; ma, l’orgoglio della paternità fu offuscato dal fallimento, nel 1346, di un ulteriore cospirazione e dalla fuga prima in Savoia, poi nelle Fiandre e infine in Francia, dove fu ospite di Filippo VI.

Tornò a Milano solo nel marzo del 1349 quando, morto Luchino, fu richiamato dallo zio Giovanni, Primate milanese e successore nella guida dello Stato.

Il 27 settembre del1350, inossequio ai patti familiari concordati già nel1345, aVerona Bernabò sposò la diciannovenne Beatrice Regina della Scala, figlia di Mastino II: si trattava di un provvido e lungimirante sodalizio politico ed economico, mirato al rafforzamento dei confini e consolidato anche dal matrimonio di Galeazzo con Bianca di Savoia.

Negli anni, la Scaligera mise al mondo quindici figli: Taddea che, nata nel 1351, fu sposata nel 1364 dal Duca Stefano III di Baviera; Verde che, nata nel 1352, fu maritata nel1365 aLeopoldo III d’Asburgo; Marco che, nato nel 1353 e infeudato della Signoria di Parma, impalmò nel 1367 Isabella di Baviera-Landshut; Ludovico che, nato nel 1355 e nominato Signore di Lodi, prese in moglie la cugina Violante; Valentina che, nata nel 1357, fu coniugata nel1378 aPietro II di Cipro; Rodolfo che, nato nel 1358, fu insignito del titolo di Signore di Pavia; Carlo che, nato nel 1359 e destinato alla Signoria di Parma, fu marito dal 1382 di Beatrice d’Armagnac; Antonia che, nata nel 1360, andò a nozze nel 1380 con Eberhard III di Württemberg; Caterina che, nata nel 1362, fu ammogliata nel 1380 al cugino Gian Galeazzo; Agnese che, nata nel 1363, contrasse matrimonio nel 1380 con il Signore di Mantova Francesco Gonzaga; Maddalena che, nata nel 1366, fu sposa nel 1381 di Federico di Baviera; GianMastino che, nato nel 1370, fu Signore di Bergamo e dal 1385 coniuge di Cleofe della Scala; Lucia che, nata nel 1372, fu maritata nel 1407 al Duca di Kent Edmund Holand; Elisabetta che, nata a Milano nel 1374, fu accasata nel 1395 ad Ernst di Baviera; Anglesia che, nata nel 1377, cinse la corona cipriota per effetto del matrimonio con Giovanni II di Cipro.

Negli anni, da una amante restata ignota, poi, sarebbero nate un’altra Valentina ed una Isotta.

L’11 ottobre del 1354, ottenuto il Vicariato imperiale da Carlo IV di Boemia, Giovanni Visconti divise i beni dello Stato fra i nipoti Matteo, Galeazzo e Bernabò: all’uno spettò l’area subpadana; all’altro la zona lombarda, fino alla frontiera sabauda; al terzo il territorio oltre l'Adda, ovvero Bergamo, Brescia, Cremona e Crema e, dal gennaio del 1355 il Vicariato imperiale.

Forte di tanto potere, nell’agosto di quello stesso anno, Bernabò mirò alla conquista di Bologna che, già di Giovanni Visconti da Oleggio, era stata da costui donata alla Chiesa ed era, pertanto, governata dal Cardinale Legato Gil de Albornoz.

Il 26 settembre si spense Matteo.

I due fratelli superstiti ne divisero l’eredità: Galeazzo prese l’area pavese; Bernabò i territori di Lodi, Piacenza, Parma e Milano, spianando la via al grande Stato visconteo.

Il Papa nel frattempo lo aveva scomunicato.

Il 4 ottobre del 1356, per vendicare l’oltraggio arrecato al Primate romano, il Vicario imperiale Markward von Raudeck attaccò Milano; ma il successivo 12 novembre fu catturato dalle truppe locali comandate dal Lodrisio Visconti.

Bernabò, intanto, aveva fortificato il palazzo di San Giovanni in Conca; abbellito la chiesa omonima  ed elargito cospicui fondi agli Ospedali di Santa Caterina, di Sant’Ambrogio, di San Giacomo dei Pellegrini e di Sant’Antonio.

Tanto zelo caritatevole non placò la collera del Papa che, anzi, confermò la scomunica e, nell’agosto del 1360, ottenne un decreto di condanna anche dell’alleato Imperatore: il 29 luglio del 1361, la coalizione ecclesiale guidata da Galeotto Malatesta sconfisse Bernabò a San Ruffillo.

Si trattò di una drammatica disfatta e, all’infausto evento, si saldò la morte di Ugolino Gonzaga che, marito di Caterina Visconti, fu assassinato dai propri fratelli.

Era il 14 ottobre del 1362: per vendicare la nipote, Bernabò attaccò Mantova e ne sfidò il suo Capitano del Popolo Guido Gonzaga ma, avendo aperto molti fronti di guerra finì, previa mediazione di Giovanni II di Francia, col riconciliarsi col nuovo Pontefice Urbano V.

Non onorò, tuttavia, l’impegno di restituire Bologna alla Chiesa né accolse la convocazione ad Avignone: fu, pertanto, ancora anatemizzato.

Le ostilità si riaccesero: nel marzo del 1363, suo figlio Ambrogio fu catturato dal Legato Cardinale de Albornoz e, essendo scaduta l'ultima proroga per presentarsi a rendere atto di umiltà in Francia, il Visconti fu raggiunto da un nuovo provvedimento punitivo, col quale il Papa V lo proclamò eretico e scismatico e lo defraudò di ogni diritto, estendendo l’anatema anche ai figli.

L’ineludibile armistizio fu negoziato in settembre; ma la pace fu raggiunta solo il 13 marzo del 1364, quando Bernabò accettò di abbandonare l’area bolognese solo in cambio di cinquecentomila fiorini.

Da quell’anno in poi, egli si dette alla stipula di alleanze con l’Aristocrazia contigua all’Impero e, in particolare, con i Wittelsbach, il cui rapporto consolidò con i matrimoni delle figlie Taddea e Verde e del figlio Marco, rispettivamente con Stefano III di Baviera; Leopoldo III d’Asburgo ed Elisabetta di Baviera. Nell'estate del 1368, infine, sodalizzò con Cansignorio della Scala per un attacco congiunto ai mantovani Gonzaga.

Due anni dopo, si riconciliò con l’Imperatore ma, nel giugno del 1370, assediò Reggio il cui Signore Feltrino Gonzaga reagì in armi.

Il conflitto conobbe fasi alterne e il 2 maggio Niccolò II d'Este occupò la città, saccheggiata dalla Compagnia di Lutz von Landau: asserragliato nel castello locale, Feltrino ne propose l’acquisto attraverso il figlio Guido e, il 17 dello stesso mese, Bernabò comprò Reggio per cinquantamila fiorini ponendola sotto presidio armato di Ambrogio e affidandone il governo a Regina della Scala.

L’Imperatore gli revocò il Vicariato!

Lutz von Landau, allora, si recò a Parma e trattò il proprio allontanamento dal campo di battaglia per quarantamila fiorini esborsati i quali, il primogenito di Bernabò attaccò Modena e Ferrara; sconfisse la coalizione nemica nel 1372; prese prigioniero il Capitano Francesco da Fogliano che, in cambio della vita, fu costretto a cedere i castelli dell’area. Tuttavia, quando il fratello Guido si oppose alla iniziativa del germano, il Visconti fece impiccare Francesco sulle mura della città.

La crudeltà del temuto Signore di Milano indignò la Curia: Gregorio XI fece lega con Amedeo VI di Savoia, il 28 marzo del 1373, e scomunicò di nuovo e in contumacia tutti i Visconti, mentre la peste nera seminava lutti a Milano. Pertanto, a margine della sconfitta assestatagli da Galeotto Malatesta a Montichiari ed ormai isolato e condizionato anche da una rivolta popolare esplosa a Bergamo, Bernabò ingaggiò il Capitano di Ventura inglese John Hawkwood e, per legarlo a sé, gli dette in sposa la figlia Donnina.

Un nuovo colpo però lo attendeva: in quell’estate, Ambrogio fu assassinato a Caprino Bergamasco.

La sua reazione fu durissima: postosi personalmente a capo della spedizione armata, soffocò la rivolta in atto e rase al suolo il monastero di Pontida per l’appoggio fornito ai Ribelli.

Ripreso il saldo controllo della situazione, nel 1376 ricevette a Milano il Re cipriota Pietro II di Lusignano, esigente un alleato italiano per la sua guerra contro Genova: anche allora, il lungimirante Bernabò saldò l’interesse familiare al sodalizio politico, sancendo i patti con le nozze fra la figlia Valentina e quel Sovrano.

Il 14 novembre del 1377 la guerra per il controllo di Tenedo, sui Dardanelli, favorì l’alleanza dell’ irriducibile Visconti con Venezia, contro Genova e, nella primavera del 1378, la parola passò alle armi. Parallelamente si riaprirono le ostilità milanesi con i figli naturali di Cansignorio della Scala, in nome di asseriti diritti di Regina della Scala e della propria prole.

Nel marzo del 1379, Bernabò divise i beni tra i cinque figli legittimi: a Marco dette la metà di Milano; a Ludovico assegnò Crema e Lodi; a Carlo cedette Cremona, Borgo San Donnino e Parma; a Rodolfo concesse Bergamo, Soncino e Ghiara d'Adda; a Mastino donò Brescia e la Val Camonica.

In settembre di quell’anno, nel conflitto in atto contro Genova, fu sconfitto dai Liguri in Val Bisagno. Hawkwood, allora, tradendo la sua fiducia, si pose al soldo degli Angioini partenopei e dello schieramento papale.

Per vendicarsi del voltafaccia, Bernabò reclutò il Condottiero Alberico da Barbiano e ne finanziò la Compagnia di San Giorgio; ma, in quello stesso anno, si spense Galeazzo.

Il potere del Visconti era ormai assoluto e, per proteggerlo, egli pianificò il futuro dei nipoti  Gian Galeazzo e Violante sposandoli rispettivamente alla figlia Caterina al figlio Ludovico.

In quel periodo, a fronte della ripresa anche delle ostilità anglo/francesi, Bernabò incontrò Riccardo II d’Inghilterra; riorganizzò i propri territori; ordinò la demolizione di gran parte dei castelli eretti in passato da vari Signorotti locali; fece ampliare piazzeforti strategiche; elesse come dimora stabile il palazzo di Trezzo sull’Adda, presso il quale aveva fatto costruire un nuovo ponte: il più grande d’Europa ad arco singolo, e vi dirottò il transito del grosso delle merci. Nell’ottobre del 1380, poi, a fronte della temuta discesa di Carlo Durazzo e del rancore non ancora placato contro John Hawkwood e Lutz von Landau, propose un'alleanza italiana contro le Compagnie straniere imperversanti in Italia e si accinse a festeggiare le nozze tra Caterina e Galeazzo, fissate al mese successivo, mai prèsago degli eventi che da esse sarebbero scaturiti: la giornata fu, infatti, funestata dalla morte di Azzone, secondogenito dello Sposo che si adontò per le mancate condoglianze dello zio/suocero.

Tensione e spirito di vendetta cominciarono a montare.

Nel febbraio del 1382, anno in cui si spense Marco Visconti, Bernabò si accordò con Luigi II d'Angiò per la conquista di Napoli: sancì l’intesa, mediata da Amedeo VI di Savoia, col matrimonio di sua figlia Lucia con Ludovico, figlio del sodale ed erede al trono.

Nel 1384 morì anche Regina Della Scala: ai Sudditi fu imposto un anno di lutto e, ai primi di maggio del 1385, quando le nozze politiche lombardo/partenopee erano imminenti e propedeutiche anche a quelle fra la nipote Isabella (figlia di Taddea) con il Re di Francia Carlo VI, Bernabò subì il colpo mortale: forte del sostegno di Jacopo dal Verme, di Ottone da Mandello e di Giovanni Malaspina, Galeazzo lo catturò a tradimento assieme ai figli Rodolfo e Ludovico, peraltro marito della propria sorella Violante.

Il Popolo ne profittò per insorgere; saccheggiare i palazzi viscontei e distruggere i registri dei tributi ma, con fermezza, l’Usurpatore recuperò il controllo del territorio; assunse la Signoria cittadina in danno dei diritti dei cugini; occupò tutti i territori dello zio; sotto scorta di Gasparino Visconti, infine, il 25 maggio fece deportare nel castello di Trezzo Bernabò e l’amante Donnina dei Porri, che fu sposata in carcere ma il cui matrimonio fu annullato per decreto ducale.

Il 19 dicembre la vita di Bermabò Visconti cessò, per effetto di una scodella di fagioli avvelenata.

Sepolto in San Giovanni in Conca, gli furono tributate ipocrite esequie solenni.

Bibliografia